Jacqueline Morgenstern
*1932, Parigi, Francia
I 20 BAMBINI
Walter Jungleib
Alcuni ex prigionieri avevano fatto un elenco con i nomi dei bambini. Questo elenco si trova nel libro “Rapport fra Neuengamme” stampato nel 1945. In questo elenco figura anche il nome di un ragazzo di dodici anni proveniente dalla Jugoslavia: “Junglieb”. Il Dr. Kurt Heißmeyer aveva scritto su un foglietto i dati delle visite mediche ed aveva annotato le lettere iniziali del bambino “W.J.” Per decenni fino al 2015 non è stato possibile trovare altre informazioni riguardanti il ragazzo “W. Junglieb” a parte il fatto che si trattava di un bambino di 12 anni proveniente con tutta probabilità dalla Jugoslavia.
Grete Hamburg, 85 anni, ha vissuto 70 anni credendo che suo fratello Walter fosse morto quand’era ancora piccolo durante una marcia della morte da Auschwitz. Grete Hamburg , sopravvissuta della Shoa, era allora una bambina. Oggi vive a Tel Aviv. A 100 km di distanza, a Haifa, vive Bella Reichenbau , che da anni è presente alla cerimonia commemorativa del 20 aprile ad Amburgo. Eduard Reichenbaum, il fratello di suo marito Yitzhak è stato assassinato a Bullenhuser Damm all’età di 10 anni. Quando Bella Reichenbaum è rientrata in Israele dopo la cerimonia di quest’anno ha fatto ricerche sul ragazzino W. Junglieb, ancora sconosciuto. Ha trovato un elenco di un trasporto di prigionieri da Auschwitz a Lippstadt e qui ha trovato oltre ai nomi dei suoi familiari anche due donne con il nome Jungleib. Tramite il sito Internet del Memoriale Yad Vashem è riuscita a contattare la famiglia Jungleib. È venuta a sapere che Walter Jungleib (questo è il nome corretto) proveniente da Hlohovec in Slovacchia era stato deportato ad Auschwitz. È stato possibile identificare il ragazzo in base al nome, l’età e il fatto che il nome di sua madre come pure delle altre mamme dei “20 bambini” figura nell’elenco dei deportati a Lippstadt.
Grete Hamburg ha scritto lo scorso luglio al Memoriale del campo di concentramento di Neuengamme:
“Ero e sono sconvolta e esterrefatta, non posso descrivere ciò che provo. (…) Mio padre, mia madre, Walter ed io siamo stati deportati ad Auschwitz nell’ottobre 1944. Ci hanno separato dagli uomini e dai bambini. Walter aveva dimenticato il suo berretto ed è tornato indietro per prenderlo, per cui era l’ultimo in fila, si è voltato, ha sorriso: è stata l’ultima volta che mia madre ed io lo abbiamo visto.”
Dal 1995 ad Amburgo-Burgwedel c’è una strada con il suo nome.